Hedataru e Najimu: La distanza che avvicina nella cultura giapponese
- Marco
- 8 mag
- Tempo di lettura: 4 min
Se sei stato in Giappone o hai avuto contatti con persone giapponesi, forse ti è capitato di sentirti un po’... distante. Nessuna stretta di mano, conversazioni più silenziose del solito, un rispetto quasi formale anche tra amici. Ma non si tratta di freddezza. È qualcosa di molto più profondo, legato a una sensibilità culturale che ruota attorno a due concetti fondamentali: hedataru (隔たる) e najimu (馴染む).
Queste due parole, apparentemente semplici, spiegano una parte essenziale delle relazioni interpersonali in Giappone. Non indicano solo distanza o vicinanza, ma raccontano come si costruisce un legame: con rispetto, pazienza, e senza fretta.

🔹 Hedataru: il rispetto che tiene a distanza
Hedataru significa “essere separati” o “mantenere la distanza”. In Giappone, questo concetto si riferisce tanto allo spazio fisico quanto a quello emotivo.Quando due persone si incontrano per la prima volta, è normale mantenere una certa distanza – non per diffidenza, ma per rispetto. È come dire:“Ti vedo, ti riconosco, ma non invado il tuo spazio.”
🏯 Il samurai e l’ombra del signore
Un esempio perfetto lo troviamo nei jidaigeki, i drammi storici giapponesi. I samurai si inginocchiano di fronte al loro signore… ma sempre a una distanza ben precisa. Tradizionalmente, dovevano stare almeno a 90 centimetri, per non “calpestare l’ombra del padrone”.Un’immagine forte, che rappresenta l’idea di non oltrepassare il confine dell’altro.
🔹 Najimu: la familiarità silenziosa
Najimu è il contrario di hedataru. Significa “diventare familiari”, “acclimatarsi”, “avvicinarsi”. Ma non si tratta di una vicinanza rumorosa o espansiva. In Giappone, la vera intimità nasce con il tempo e con la presenza silenziosa.
☕ Insieme, senza parole
Pensa a una scena domestica: una famiglia seduta intorno a un kotatsu, il tavolino riscaldato. Nessuno parla molto. Qualcuno legge, un altro guarda la TV, un altro ancora si appisola. Ma sono lì, insieme. Quella è familiarità. Quella è najimu.
Lo stesso succede negli onsen, i bagni termali giapponesi. Spogliarsi e condividere l’acqua calda è un gesto che rompe ogni barriera. Senza parlare, ci si avvicina. E si diventa parte dello stesso “spazio”.
🔄 Dalla distanza alla connessione
In Giappone, avvicinarsi a qualcuno è un percorso graduale, non un salto. Di solito, il passaggio da hedataru a najimusegue tre fasi:
Mantenere il hedataru – Il rispetto iniziale, la distanza formale.
Attraversare il hedataru – Un gesto, un invito, un dono possono essere segnali di apertura.
Raggiungere il najimu – La familiarità che nasce dalla convivenza e dalla costanza, non dalle parole.
🎁 Come si accorcia la distanza?
In Giappone, ci sono modi precisi per dire “voglio avvicinarmi a te”, senza parole dirette:
Un invito a casa – Passare da soto (fuori) a uchi (dentro) è un segnale importante: ti considero parte del mio mondo.
Un piccolo dono – Anche un oggetto semplice può essere un gesto di apertura. La frase "oshirushi ni" (come segno) lo conferma.
Avvicinare fisicamente – Quando qualcuno ti dice “vieni più vicino” o ti fa sedere accanto, non è solo una comodità. È un invito emotivo.
🧭 Una cultura della delicatezza
Alla base di tutto questo ci sono valori culturali profondi:
Rispetto degli spazi
Autocontrollo
Evitar di creare disagio all’altro
Capacità di leggere l’atmosfera (kuuki o yomu)
In Giappone, l’intimità non si costruisce parlando tanto, ma ascoltando e osservando. Non si entra con forza nella vita di qualcuno. Si aspetta. Si lascia spazio.
🌍 Un confronto con l’Occidente
Nelle culture occidentali, spesso l’amicizia inizia con l’apertura: ci si stringe la mano, si parla molto, si condividono emozioni subito. In Giappone, tutto questo può sembrare eccessivo, persino invadente.
Lo studioso Young Kim, confrontando i saluti in Corea e Giappone, notava che i giapponesi si inchinano a un metro di distanza – eppure quel gesto crea connessione. In Corea, invece, il contatto fisico è più immediato, perché avvicina.Due stili diversi, entrambi validi, ma molto lontani nel significato.
🧘♂️ Una lezione attuale
Nella società moderna, sempre più veloce e rumorosa, forse abbiamo dimenticato il valore del rispetto delle distanze.Hedataru e najimu ci ricordano che:
La vicinanza non si forza
La presenza silenziosa può valere più di mille parole
Lo spazio che lasciamo all’altro è già un gesto d’amore
A volte, non calpestare l’ombra di qualcuno è il modo più profondo per dimostrargli rispetto.
HEDATARU e NAJIMU: ultime considerazioni
Hedataru e najimu non sono semplici concetti linguistici. Sono una mappa delle relazioni umane in Giappone.Ci insegnano che la connessione si costruisce piano, con pazienza. Che non c’è bisogno di correre. Che anche la distanza, se vissuta con rispetto, può diventare un ponte.
La prossima volta che in Giappone qualcuno ti sembra distante… non scoraggiarti. Forse sei solo all’inizio.E se sai aspettare, osservare e rispettare… najimu arriverà da sé.
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