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Vivi il cuore del Giappone attraverso esperienze autentiche, guidate da chi conosce il Paese dall'interno. Dalle strade vivaci di Osaka ai templi silenziosi di Nara, fino al fascino senza tempo di Kyoto, ogni tour è pensato per farti entrare davvero nello spirito del Giappone.

Dal mio trasferimento in Giappone nel 2023, ho accompagnato centinaia di viaggiatori alla scoperta di queste città, unendo la mia formazione accademica in lingua e cultura giapponese a una profonda conoscenza del territorio. Prima di stabilirmi qui in modo definitivo, ho viaggiato più volte in Giappone: esperienze che oggi mi permettono di creare itinerari su misura, ricchi di contenuti culturali e autentici.

In attesa del tuo viaggio, esplora i miei articoli: troverai curiosità, tradizioni e angoli nascosti che difficilmente scoprirai nei classici itinerari turistici.

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Scopriamo insieme il vero Giappone.

Hedataru e Najimu: La distanza che avvicina nella cultura giapponese

  • Immagine del redattore: Marco
    Marco
  • 8 mag
  • Tempo di lettura: 4 min

Se sei stato in Giappone o hai avuto contatti con persone giapponesi, forse ti è capitato di sentirti un po’... distante. Nessuna stretta di mano, conversazioni più silenziose del solito, un rispetto quasi formale anche tra amici. Ma non si tratta di freddezza. È qualcosa di molto più profondo, legato a una sensibilità culturale che ruota attorno a due concetti fondamentali: hedataru (隔たる) e najimu (馴染む).

Queste due parole, apparentemente semplici, spiegano una parte essenziale delle relazioni interpersonali in Giappone. Non indicano solo distanza o vicinanza, ma raccontano come si costruisce un legame: con rispetto, pazienza, e senza fretta.


Hedataru e Najimu
Hedataru e Najimu

🔹 Hedataru: il rispetto che tiene a distanza

Hedataru significa “essere separati” o “mantenere la distanza”. In Giappone, questo concetto si riferisce tanto allo spazio fisico quanto a quello emotivo.Quando due persone si incontrano per la prima volta, è normale mantenere una certa distanza – non per diffidenza, ma per rispetto. È come dire:“Ti vedo, ti riconosco, ma non invado il tuo spazio.”


🏯 Il samurai e l’ombra del signore

Un esempio perfetto lo troviamo nei jidaigeki, i drammi storici giapponesi. I samurai si inginocchiano di fronte al loro signore… ma sempre a una distanza ben precisa. Tradizionalmente, dovevano stare almeno a 90 centimetri, per non “calpestare l’ombra del padrone”.Un’immagine forte, che rappresenta l’idea di non oltrepassare il confine dell’altro.


🔹 Najimu: la familiarità silenziosa

Najimu è il contrario di hedataru. Significa “diventare familiari”, “acclimatarsi”, “avvicinarsi”. Ma non si tratta di una vicinanza rumorosa o espansiva. In Giappone, la vera intimità nasce con il tempo e con la presenza silenziosa.


☕ Insieme, senza parole

Pensa a una scena domestica: una famiglia seduta intorno a un kotatsu, il tavolino riscaldato. Nessuno parla molto. Qualcuno legge, un altro guarda la TV, un altro ancora si appisola. Ma sono lì, insieme. Quella è familiarità. Quella è najimu.

Lo stesso succede negli onsen, i bagni termali giapponesi. Spogliarsi e condividere l’acqua calda è un gesto che rompe ogni barriera. Senza parlare, ci si avvicina. E si diventa parte dello stesso “spazio”.


🔄 Dalla distanza alla connessione

In Giappone, avvicinarsi a qualcuno è un percorso graduale, non un salto. Di solito, il passaggio da hedataru a najimusegue tre fasi:

  1. Mantenere il hedataru – Il rispetto iniziale, la distanza formale.

  2. Attraversare il hedataru – Un gesto, un invito, un dono possono essere segnali di apertura.

  3. Raggiungere il najimu – La familiarità che nasce dalla convivenza e dalla costanza, non dalle parole.


🎁 Come si accorcia la distanza?

In Giappone, ci sono modi precisi per dire “voglio avvicinarmi a te”, senza parole dirette:

  • Un invito a casa – Passare da soto (fuori) a uchi (dentro) è un segnale importante: ti considero parte del mio mondo.

  • Un piccolo dono – Anche un oggetto semplice può essere un gesto di apertura. La frase "oshirushi ni" (come segno) lo conferma.

  • Avvicinare fisicamente – Quando qualcuno ti dice “vieni più vicino” o ti fa sedere accanto, non è solo una comodità. È un invito emotivo.


🧭 Una cultura della delicatezza

Alla base di tutto questo ci sono valori culturali profondi:

  • Rispetto degli spazi

  • Autocontrollo

  • Evitar di creare disagio all’altro

  • Capacità di leggere l’atmosfera (kuuki o yomu)

In Giappone, l’intimità non si costruisce parlando tanto, ma ascoltando e osservando. Non si entra con forza nella vita di qualcuno. Si aspetta. Si lascia spazio.


🌍 Un confronto con l’Occidente

Nelle culture occidentali, spesso l’amicizia inizia con l’apertura: ci si stringe la mano, si parla molto, si condividono emozioni subito. In Giappone, tutto questo può sembrare eccessivo, persino invadente.

Lo studioso Young Kim, confrontando i saluti in Corea e Giappone, notava che i giapponesi si inchinano a un metro di distanza – eppure quel gesto crea connessione. In Corea, invece, il contatto fisico è più immediato, perché avvicina.Due stili diversi, entrambi validi, ma molto lontani nel significato.


🧘‍♂️ Una lezione attuale

Nella società moderna, sempre più veloce e rumorosa, forse abbiamo dimenticato il valore del rispetto delle distanze.Hedataru e najimu ci ricordano che:

  • La vicinanza non si forza

  • La presenza silenziosa può valere più di mille parole

  • Lo spazio che lasciamo all’altro è già un gesto d’amore

A volte, non calpestare l’ombra di qualcuno è il modo più profondo per dimostrargli rispetto.


HEDATARU e NAJIMU: ultime considerazioni

Hedataru e najimu non sono semplici concetti linguistici. Sono una mappa delle relazioni umane in Giappone.Ci insegnano che la connessione si costruisce piano, con pazienza. Che non c’è bisogno di correre. Che anche la distanza, se vissuta con rispetto, può diventare un ponte.

La prossima volta che in Giappone qualcuno ti sembra distante… non scoraggiarti. Forse sei solo all’inizio.E se sai aspettare, osservare e rispettare… najimu arriverà da sé.


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